ci hai insegnato ad amare

Con il tuo esempio, ci hai insegnato ad amare e forse neppure tu sapevi che lo stavi facendo. Lo facevi di istinto nelle piccole e grandi cose; ti veniva spontaneo e naturale. Un’infinità di loquaci esempi lo provano. Quando aggredisti verbalmente la badante di un anziano in carrozzina vedendolo minacciato con una ciabatta. Quando prendesti le difese di una anziana sconosciuta alla quale chiedevano tasse non dovute. Quando ti assumesti ogni responsabilità per proteggere dal marito la signora che si disperava, dopo averti tamponato con l’auto, raccontando che lo temeva essendo il secondo episodio che aveva provocato in pochi giorni. Piccole cose? Si, ma tante. Allora passiamo alle grandi. Fosti tu ha ottenere la ricongiunzione famigliare in Italia della prima famiglia sudvietnamita che poté arrivare in fuga dalla guerra. Eri sempre tu tra i fautori e realizzatori del primo soccorso sanitario in Italia: “ACI Elisoccorso”; condotto con il coordinamento di ACI – compagnia di elicotteri – associazioni di volontariato, per il trasporto sanitario. Conosco un’infinità di situazioni analoghe, grandi e piccolissime, e queste mie sono solo quelle che occasionalmente ho conosciuto io, chissà quante altre.

Gianfranc—o, chi era costui ? Credo che in pochi lo hanno veramente conosciuto a tutto tondo. Aveva la meravigliosa capacità di entrare in pochissimo tempo in piena empatia con chiunque. Dopo pochi minuti, gli estranei si confidavano con lui come se si conoscessero da sempre. La sua ricetta è stata l’associare questo dono al fortissimo istinto naturale di contrastare le ingiustizie, specie se dirette contro i più fragili. Il saper apprezzare il bello; la sua vena ironica; la illimitata fiducia nell’essere umano … associato alla insaziabile curiosità del sapere, conoscere … lo hanno portato a viaggiare molto. Tuttavia, la disponibilità e la fiducia gratuite, sempre messe a disposizione anche di sconosciuti, lo hanno posto nel mirino di professionisti della truffa. Lo sottostimarono avendo frainteso come debolezze queste sue doti. La reazione che ebbe, con il suo carattere tutt’altro che conciliante quando sapeva di non essere nel torto, fu forte e vincente sotto ogni aspetto. Tuttavia la vicenda gli portò molta sofferenza, per le ricadute che ebbe nell’affossare il suo meraviglioso progetto che avrebbe potuto dare la casa a molti.

Il suo saper gestire le situazioni con ironia lo ha sempre aiutato. Sono in pochi a non aver subito qualche suo scherzo e chi c’è cascato la prima volta, successivamente ci è spesso ricaduto poiché erano scherzi semplici, bonari, fantasiosi, ben studiati e calcolati; ma soprattutto creavano situazioni realistiche, seppure altamente improbabili. Una per tutte. Telefonicamente da casa sua, spacciandosi per uno dei parenti che viaggiava su un’auto al seguito del carrofunebre guidato da un suo amico, che stava effettuando il trasferimento di una salma ad una destinazione remota … bene, è riuscito a convincere e a far pregare per il defunto, a entrambi sconosciuto, anche l’amico mentre guidava sull’autostrada. Potevano arrivare anche a te inaspettate telefonate dalla Segreteria di Stato del Vaticano, o da qualsiasi onorevole o ministro, con le più svariate quanto credibilissime motivazioni. Dopo averti fatto ben abboccare, c’era la sua risata soddisfatta e il tuo: a Gianfrà … ma va a fa … E tralasciamo la lettera, che facesti pervenire a gli amici, con la quale la direzione della compagnia chiedeva il pagamento della crociera che stavamo facendo sul nilo; era esattamente la cifra che ognuno di noi aveva già pagato consegnandola a te.

Queste sue capacità non le utilizzava solo negli scherzi. Quando ce ne è stato bisogno, ha saputo anche andare a parlare, da totale sconosciuto ad un altrettanto sconosciuto che aveva la possibilità di decidere. Gli ha parlato da padre a padre, con sincerità e trasparenza; è stato ascoltato. Il destino (Gianfranco avrebbe detto la Provvidenza), a distanza di anni, li ha fatti rincontrare ma nei ruoli invertiti. Ben conosceva il sottile filo rosso che separa il giusto dall’ingiusto e non glielo ho mai visto scavalcare. Probabilmente ha rasentato più volte l’illegalità per concretizzare l’aiuto a sconosciuti. Una volta in volo si è spacciato come medico per gestire una situazione di crisi di ansia che stava rischiando di prendere una brutta piega virando in panico collettivo.

L’Africa ed il Progetto Sololo era il terreno sul quale mostrava la sua fame di giustizia per quella gente dimenticata. Le prime cisterne in plastica per la raccolta dell’acqua piovana, in quella zona arida, sono state le sue. Tra i primi sostegni a distanza c’erano anche i suoi. Ci ha presentati e garantiti ai suoi amici e parenti. E’ grazie ad uno di questi amici che la gente assistita dal Progetto Sololo ha superato, per la prima volta, la siccità e la carestia senza una morte ad esse correlata. Grazie ad uno di questi amici il Progetto è cresciuto nelle sue strutture ed ha superato momenti difficilissimi. Grazie ad uno di questi ha ricevuto un significativo lascito testamentario … Si, Gianfranc—o ha fatto in Africa meravigliosi danni, diretti ed indiretti; dei quali mai si è vantato.

Io e lui eravamo molto diversi nei nostri rispettivi caratteri, ma a 14 – 16 anni entrambi siamo cresciuti alla stessa scuola di don Fosco che ci ha insegnato, con l’esempio ed il sacrificio, a vivere nel costante tentativo di essere coerenti a quella Parola espressa nel “Discorso della Montagna – Le Beatitudini”; proprio il Vangelo letto durante la cerimonia del funerale. Gianfranco con la sua vita c’è riuscito. Io lo sentivo come un fratello maggiore e percepivo la sua stima ed il suo affetto; talvolta era compassionevole con quel sentimento che si prova davanti ad un sognatore che non si vuole deludere, perché si sa che in fondo è un sognatore realista. Ci siamo integrati in modi complementari, in diverse delle nostre storie, sostenendoci in modo reciproco anche nell’attraversare i momenti difficili. Così, caro Giangi, la tua vita è diventata storia e tu devi essere fiero di averla saputa cavalcare sempre da glorioso guerriero, anche quando era lei a scherzare, talvolta perfino esagerando, non ti sei tirato indietro. La vita ti ha chiesto tanto; ma ti ha anche dato tanto. Basta guardare alla tua bellissima famiglia … e vogliamo parlare dei nipoti di cui eri orgogliosissimo?! Ti sei addormentato nel tuo letto, abbracciato dagli affetti più cari … E’ questo il modo più dolce per terminare l’esperienza terrena vissuta nell’amore ed  iniziarne un’altra eterna nell’Amore Assoluto.

In chiesa a salutarti c’erano molte persone che non conoscevo, ma che sentivo vicine nel clima che si respirava; penso che fossero proprio quelle persone che tu avresti desiderato avere vicino. Quelli dagli affetti veri, ricchi di gratitudine verso di te; i tuoi amici filippini inclusi. Sei entrato per un attimo nelle vite di ognuno di loro con storie diverse e in modi diversi ma sempre a loro misura. In ogni storia, sconosciuta agli altri, ti sei regalato tutto con i tuoi umani limiti e ognuno lo ha capito rendendoti con gratitudine l’affetto che la loro presenza in chiesa desiderava mostrarti ancora una volta. Questo clima di riconoscenza che aveva l’assemblea verso di te, era proprio quello che da sconosciuto mi univa a tutti; ci univa ancora una volta grazie a te. Non ho provato dolore; ma serenità e ti aspettavo comparire, anche fisicamente, da un momento all’altro con un bel “arrivederci alla prossima” accompagnato dalla mano in gesto scaramantico. Ti ricordavo quando da “ragazzi cresciuti” si andava tutti gli amici ai matrimoni di chi tra noi faceva il grande salto. Ora di quel gruppo siamo rimasti proprio pochini e ci ritroviamo in occasione di queste “feste di arrivederci” che vengono volgarmente chiamati funerali. Così, anche alla tua festa girava tra noi la solita frase di sempre, quella che abbiamo cominciato a pronunciare a quei matrimoni: “sono sempre i migliori quelli che se ne vanno”. Ciao.


pino