Due storie a buon fine.

Queste piccole storie mostrano, oltre ai loro contenuti positivi, i progressi degli operatori di CIPAD nella gestione delle problematiche correlate ai progetti. Evidenziano la costanza, la pazienza e le capacità professionali dagli operatori CIPAD;

– nel primo caso, nell’aver saputo far chiarezza sul passato e ad aprire uno spiraglio di speranza per qualcuno, che si riteneva dimenticato e che non osava più chiedere; 

– nel secondo caso, nell’aver compreso e gestito il disagio giovanile di una ragazza, fino a riportarla a scuola dopo che l’aveva abbandonata a seguito di una discussione avuta con un insegnante. 

La prima storia.

Ricordate quando con un pizzico di dispiacere vi raccontai di una storia che sembrava finita male? Felice ora di smentire.

L’articolo si intitolava: “Talvolta le storie hanno un finale non completamente “trasparente” … Questi casi sono molto rari”.

Il ragazzo non aveva mentito dicendo che la macchina da cucire si era rotta. Ha però taciuto (per vergogna?!) che il padre, non avendo i soldi per ripararla, l’aveva venduta.

Dunque la macchina lavora ancora, seppur in mano ad altri, ed è comunque utile alla comunità.

Il ragazzo, sordo muto dalla nascita, da piccolo lo facemmo studiare presso una scuola convitto specializzata nel trattamento di queste menomazioni (school for the deaf – Kerugoya), oggi parla ma con una velocità talvolta esagerata da rendere incomprensibile il suo discorso. Probabilmente neppure se ne rende conto, ma questo fatto lo porta a compromettere le sue relazioni sociali.

Per questa ragione, non pensiamo che al momento possa condurre in proprio e con successo un qualsiasi genere di attività commerciale. Quindi abbiamo declinato, per il momento, la sua richiesta di avere una nuova macchina da cucire.

Tuttavia noi abbiamo ideato per lui un programma che potrebbe migliorare la sua situazione. Chiederemo alla scuola che lo ha accolto da piccolo, di fare una valutazione aggiornata delle sue condizioni uditive attuali e di valutare come poter intervenire per aiutarlo. Speriamo che si possa fare un corso per una terapia della parola ed arrivare eventualmente all’uso di protesi acustiche, se clinicamente possibile nel suo caso.


 

La seconda storia

Gli operatori di CIPAD sono riusciti a incontrare la ragazza e, in presenza di sua madre, a convincerla a riprendere gli studi.

Non aveva sostenuto l’esame di fine anno a seguito di una discussione con un insegnante. Di sua iniziativa aveva quindi deciso di abbandonare la scuola e di non presentarsi più alle visite degli operatori di CIPAD.

La stessa madre ha riconosciuto le proprie responsabilità. La sua ignoranza e la sua mancanza di consapevolezza circa l’importanza dello studio e delle difficoltà dell’età evolutiva, non le hanno consentito di spingere, con la dovuta convinzione, la figlia a tornare a scuola o ad affrontare la questione con l’autorità scolastica o a informare e chiedere l’aiuto di CIPAD.

Il preside della scuola ha accettato di accoglierla nuovamente, iscrivendola però come ripetente, dato che è stato troppo il tempo perso.

L’uniforme scolastica non era più completa ed in ordine, così si è provveduto a sostituirla con una nuova. Su richiesta della ragazza, verrà fornita anche una luce, con ricarica mediante piccolo pannello solare, per consentirle di studiare e fare i compiti alla sera dopo aver aiutato nei lavori domestici.

La mattina del 17 novembre ha ripreso la frequenza scolastica senza più indebiti ritardi e/o perdite di tempo. Ovviamente, verrà monitorata l’evolversi della situazione.